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“L’Amica Geniale”, primo volume della tetralogia di Elena Ferrante, è uno di quei romanzi che si insinua delicatamente nei meandri più intimi della mente del lettore, risvegliando con incredibile potenza e lucidità ricordi e emozioni a volte sopiti dal nostro essere adulti.

“Narrato” con una voce vibrante e penetrante, il libro apre uno squarcio luminoso sulla complessità dell’amicizia femminile, ambientato in un rione popolare di Napoli negli anni ’50 e ’60 di cui, andando avanti nella lettura, ci si immagina cittadini attivi e coinvolti.

La storia ruota attorno alle vite di Lila Cerullo e Elena Greco, due amiche che si confrontano con le asprezze della vita in un ambiente spesso ostile e limitante. Elena, che di fatto è la narratrice della storia, ci guida attraverso un viaggio emotivo che esplora le dinamiche di un legame tanto profondo quanto complicato: l’evoluzione delle due protagoniste, che in questo volume parte dall’infanzia e arriva all’adolescenza, è dipinta con una maestria che non lascia spazio a sentimentalismi facili, ma piuttosto esplora con crudele onestà le sfide e le ambivalenze dei loro rapporti.

Ferrante ha il talento raro di poter descrivere le situazioni quotidiane con una tale intensità da renderle universali. La sua Napoli non è solo una città geografica ma rappresenta anche il simbolo delle lotte interne che ciascuno di noi affronta nella vita quotidiana o per tutta una vita. Il rione, con i suoi colori, odori e suoni, diventa un microcosmo che riflette le complessità del mondo esterno, un luogo dove i sogni possono nascere tanto facilmente quanto possono essere schiacciati dalla dura realtà.

La prosa di Ferrante è impregnata di una sorta di poesia brutale. Ogni pagina trasuda di quella palpabile tensione che solo le verità nascoste sanno evocare. Mentre leggevo, nasceva in me la sensazione di sentirmi parte di quel rione, testimone invisibile delle sfide, delle gioie e dei dolori delle sue giovani abitanti. Lila, con la sua indomita brillantezza e complessità, emerge come una figura quasi mitologica, mentre Elena, con la sua continua lotta per l’autoaffermazione e il successo accademico, rappresenta il desiderio di evasione attraverso l’educazione e il miglioramento personale.

Una delle qualità più straordinarie del romanzo è la capacità di Ferrante di rendere palpabile il passaggio del tempo e il suo impatto sui personaggi e sulla loro amicizia: la crescita personale e intellettuale di Elena, parallela al misterioso auto-sabotaggio di Lila, è narrata con una sensibilità che tocca profondamente. Risulta impossibile non riportare quanto accade nel libro nella propria vita personale, riflettendo sulle proprie amicizie, sui legami formati e talvolta persi lungo il cammino della nostra esistenza.

Il libro non si limita a raccontare la storia di due ragazze, è anche un’analisi acuta delle strutture sociali e dei ruoli di genere. La Ferrante esplora temi come l’istruzione, il classismo, il sessismo e la violenza, intrecciati in modo indissolubile nel tessuto delle vite dei personaggi. Questi temi, pur essendo profondamente radicati nel contesto italiano del dopoguerra, risuonano con una sorprendente attualità.

Per concludere, “L’Amica Geniale” è molto più di un semplice romanzo sull’amicizia: è un’opera complessa e avvincente che sfida il lettore a confrontarsi con le proprie origini, i propri fallimenti e le proprie vittorie. È un libro che, una volta chiuso, continua a vivere dentro di te per giorni, spingendoti a riflettere sulle dinamiche delle relazioni umane e sulla lotta incessante per il riconoscimento personale e collettivo. Elena Ferrante, con la sua scrittura viscerale e senza compromessi, ha creato un mondo così tangibile che è difficile non tornare indietro, pagina dopo pagina, per rivivere l’esperienza.

 

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